Quali sono le radici di una delle danze popolari più celebri in Italia e nel mondo? Per capire la sua origine, bisogna fare un passo indietro nel tempo e affidarsi agli studi del celebre etnologo Ernesto de Martino, che intorno alla metà del secolo scorso iniziò a documentare quella che era già una tradizione viva da molto tempo nella cultura contadina del Sud Italia, in particolare pugliese.

In occasione della mietitura del raccolto, alcuni contadini, soprattutto donne, soffrivano di una patologia che ad oggi rimane sconosciuta, ma che aveva come effetti un forte malessere che sfociava in convulsioni e in vere e proprie crisi isteriche. Per curare questa sintomatologia, detta tarantismo, le persone affette venivano sottoposte a un rituale che comprendeva musica eseguita con tamburelli e altri strumenti. Attraverso la danza, il “tarantato” finiva in stato di trance, fino a liberarsi del presunto male che si era impossessato del suo corpo.

La musica che accompagnava questi rituali si è formalizzata in composizioni che hanno dato vita a un repertorio popolare molto esteso e che, pur con le dovute modifiche e semplificazioni, soprattutto dal punto di vista della suddivisione ritmica, è arrivato fino ai nostri giorni.

L’Associazione Culturale Taranta

L’Associazione Culturale Taranta è un organismo attivo nella divulgazione della cultura del tarantismo. Si occupa dello studio, come della conservazione del repertorio dedicato a questo aspetto della tradizione: canto, danza, ma anche cultura materiale, testi, pubblicazioni e molto altro.

All’alba degli studi etnologici italiani, questo fenomeno era stato scarsamente studiato, in quanto gli studiosi avevano preferito concentrarsi su altri aspetti della cultura, ed è quindi diventato oggetto di speculazione con metodi scientifici solo relativamente pochi anni fa. A poco a poco che si è levato il velo su ciò che c’era dietro il tarantismo si è scoperto come questo possa essere una finestra aperta sugli usi di una società, come quella contadina del Sud, esclusa dai principali canali di cultura cosiddetta “colta”.

L’associazione ha il merito di impegnarsi su vari fronti: dalla promozione di concerti alla realizzazione di prodotti discografici, oltre a organizzare convegni e corsi di danza rivolti a un pubblico sempre più numeroso, che può così riavvicinarsi a un importante aspetto della sua tradizione autoctona.

Negli studi etnologici, il tarantismo, con la relativa coreutica e repertorio musicale, è oggi ampiamente studiato nell’ambito accademico italiano. La tradizione è tenuta viva da molti gruppi folkloristici che ne riscoprono il repertorio, portandolo sui palcoscenici di concerti e festival in tutta Italia.